La Balbuzie
Il solo disfluire comunque non è di per sé sinonimo di balbuzie. Occasionalmente alcune disfluenze intervengono anche nell’eloquio normale dell’adulto, e ciò accade ancor di più in età infantile, dove sono presenti delle comuni anomalie di scorrevolezza che includono ripetizioni di un’intera parola o di una frase (per es., “Io voglio, io voglio la palla), frasi incomplete, interiezioni, pause non colmate. Parliamo di balbuzie solo quando la loro consistenza e frequenza è tale da interferire con il funzionamento del soggetto e quando assumono un carattere più specifico con ripetizioni di un suono, ripetizione di una sillaba o di una parola oltre due volte consecutive, prolungamenti dei suoni, blocchi ed evidente stato di tensione. Non solo, ma secondo i criteri del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali text revision, redatto dall’American Psychiatric Association (2000), per giungere ad una vera e propria diagnosi si deve riscontrare una condizione che interferisca in qualche modo con i livelli d’adattamento del soggetto alla vita sociale. E in effetti l’impatto sui risultati scolastici, lavorativi e sull’adattamento emotivo a volta sono enormi. Nel sistema di classificazione ICD-10 invece per porre la diagnosi di balbuzie, non occorre necessariamente un riconoscimento esplicito dell’influenza del disturbo sulla vita sociale della persona, mentre si pone maggiore attenzione alla durata del disturbo che deve essere di minimo tre mesi.
In età infantile, la distinzione tra le normali disfluenze e le prime avvisaglie di balbuzie a volte è alquanto ardua, e va condotta oltre che con l’osservazione diretta del bambino, anche raccogliendo le informazioni dai genitori sui comportamenti del fanciullo nei diversi contesti. Seguendo i suggerimenti della Stuttering Foundation of America (Guitar e Conture, 2003) riferiti all’età infantile, per l’individuazione della gravità del disturbo è opportuno riportarsi ai seguenti criteri:
Normale disfluenza – Il bambino presenta occasionali (non più di una ogni dieci frasi), brevi (non più di mezzo secondo) ripetizioni di suoni, sillabe o brevi parole. Sono possibili anche occasionali pause, esitazioni nel discorso, o, quando il bambino è intento a cambiare parola o a pensare, suoni riempitivi (uh, mhm, ecc.). Il problema emerge maggiormente quando il bambino è stanco, eccitato, se parla di argomenti nuovi e complessi, se sta facendo domande o sta rispondendo a quelle a lui poste, oppure se sta parlando ad un ascoltatore indifferente. Nella normale disfluenza il bambino non manifesta particolare consapevolezza della sua presenza, né presenta sorpresa e frustrazione per essa.
La balbuzie lieve – Le ripetizioni di suoni, sillabe o brevi parole, rispetto alla normale disfluenza sono più frequenti (più del 3% e meno del 10% del discorso). Le disfluenze sono di maggior durata (oltre il mezzo secondo e meno di uno) con tre o più ripetizioni consecutive (co-co-co-così). Occasionalmente sono presenti prolungamenti di suoni. A volte è possibile notare lievi sincinesie, ad esempio sbattere o stringere le palpebre o guardare di lato in modo involontario, o manifestazioni di tensione della bocca e dell’area periorale. Il problema tende a manifestarsi in modo più diffuso, nella maggioranza delle situazioni nelle quali il bambino è coinvolto. In alcuni bambini possono essere presenti preoccupazione, frustrazione e imbarazzo.
La balbuzie grave – Le ripetizioni di suoni, sillabe e di brevi parole sono frequenti (il 10% e oltre) e lunghe (un secondo ed oltre). Allo stesso modo, crescono in frequenza i prolungamenti di suoni e gli inceppi. Similmente alla balbuzie lieve si possono presentare gesti involontari, ma ancora più frequenti, visibili e diffusi. Si aggiungono al quadro dell’eloquio disturbato, alterazioni in altezza della voce. Alcuni suoni accessori possono essere impiegati come starter per avviare il discorso. Il disturbo tende a perdere le influenze situazionali manifestandosi di fatto in tutti i contesti. Il bambino è più fortemente imbarazzato e a volte manifesta paura di parlare.
Riferendoci agli adulti, i criteri sono gli stessi almeno per quanto riguarda la fluidità, ma a definire il grado di gravità della condizione contribuisce, molto di più, la sua ricaduta sull’adattamento emotivo e sociale della persona e la percezione soggettiva del disturbo anziché il numero di ripetizioni o blocchi nel discorso. Capita a volte che persone con un disturbo apparentemente molto lieve lo percepiscano con grosso disagio, di contro, e che persone con gravi e frequenti manifestazioni di balbuzie, siano molto meno preoccupati del disturbo.