di Mario D’Ambrosio* e Francesco Benso**
* Psicologo e psicoterapeuta – Napoli
**Docente di Psicologia Fisiologica – Polo M.T. Bozzo – Università di Genova
Introduzione
Più di un modello esplicativo della balbuzie presuppone nella pianificazione del discorso e nella gestione della fluidità delle vere e proprie architetture mentali (per esempio: Perkins et al. 1991; Postma & Kolk 1993; Howell & Au-Yeung 2002). Perlopiù si tratta di modelli che prevedono l’azione di moduli, controlli di specifiche funzioni, regolazioni e gestione delle risorse. Questi modelli di fatto, anche quando non viene dichiarato esplicitamente, chiamano in causa il sistema attentivo ed esecutivo nella gestione della fluidità verbale. L’allocazione delle risorse attentive sembra essere una questione chiave per molti modelli e, oltre ancora, per gli stessi trattamenti che si indirizzano sempre di più verso training diretti al miglior funzionamento del sistema attentivo ed esecutivo (Shallice 1988) nel controllo della fluidità (D’Ambrosio, 2000; 2005; 2012). Proprio in virtù della grande importanza che assumono queste funzioni, emergono nuove proposte teoriche che cercano di inquadrare più specificamente l’interazione tra il sistema attentivo ed esecutivo e i sistemi specifici del linguaggio nella determinazione della balbuzie e della fluidità verbale (D’Ambrosio et al., 2012; D’Ambrosio, 2012). Quest’approccio include un punto di vista neomodulare e prevede l’organizzazione dei moduli suddetti e delle altre strutture, secondo un’interazione gerarchica. Esso viene indicato come il Modello Gerarchico-Modulare (HMM – acronimo del nome in inglese Hierarchical-Modular Model). La teoria HMM attribuisce esplicitamente un ruolo centrale alle funzioni attentive ed esecutive nell’apprendimento e la regolazione della fluidità verbale. Portando più direttamente la discussione su questi aspetti, essa stimola l’approfondimento su come il sistema attentivo-esecutivo entri in gioco nella balbuzie e può aiutarci nella direzione di migliorare la proposta terapeutica per le persone che balbettano (PCB). In particolare gli sviluppi di questa teoria potrebbero rendere più chiaro il ruolo e il contributo specifico delle funzioni attentivo-esecutive nelle fasi di apprendimento della fluidità e la loro azione successiva all’insorgenza del disturbo, quando si muovono nella gestione e nel governo di funzioni più complesse che si ritrovano coinvolte nel quadro clinico della balbuzie, quali la gestione delle emozioni, dei comportamenti, delle idee disfunzionali e così via.
La teoria HMM prevede che le disfluenze siano determinate da diversi tipi di disfunzioni che possono riguardare l’equilibrio tra i contributi funzionali del sistema attentivo ed esecutivo da una parte e i moduli specifici del linguaggio dall’altra. Il modello è complesso e variegato (vedere D’Ambrosio et. al 2012), ma con una prima approssimazione si
potrebbero ammettere in linea di massima almeno due condizioni, entrambe cause possibili di disfluenza. Una prima condizione prevede che i moduli specifici possono subire le interferenze disfunzionali del sistema attentivo ed esecutivo (eccesso di controllo). Una seconda condizione prevede un deficit di funzionamento dei moduli specifici che può persistere anche alla fine del percorso evolutivo, che è eventualmente compensabile col soccorso del sistema attentivo ed esecutivo attraverso la riallocazione delle risorse attentive in funzione correttiva. In altre parole da un lato l’impegno delle risorse attentive può agire in modo interferente con i funzionamenti più automatici del linguaggio, e dall’altro, può migliorare la fluidità, a seconda delle condizioni. Questa doppia lettura della natura della disfluenza si va a inserire nell’annosa disputa sulla maggior convenienza delle strategie di distrazione vs concentrazione dell’attenzione, per la migliore regolazione della fluidità, dove gli esiti del confronto, così come vedremo nelle successive riflessioni, possono indirizzare verso trattamenti esplicitamente diretti alla padronanza di tali strategie.
concentrazione o distrazione di Mario D’ Ambrosio e Francesco Benso